Vivere le Storie: Paul Meccanico
La montagna è terra arida d'idee o inventiva? E chi lo ha detto?
Vi portiamo dentro una realtà in grande espansione che nasce dal connubio tra coraggio e genialità, amicizia e passione, protetta dalla mistica aria dei Monti Sibillini. Incontro Massimo Quintili co-socio di Paul Meccanico, nell'altra sua passione e lavoro: la palestra (I-FIT di Amandola, FM).
Non vede l'ora di raccontarmi la loro storia e senza perdere tempo, lascio che le parole fluiscano e vi trasportino in questo magico e un po' pazzo viaggio.
Come nasce l'idea?
“Paul Meccanico è una start up nata nel 2015 a Sarnano tra le valli dei Monti Sibillini. Un’idea concepita dal fashion designer Paul Albert Dari e coltivata insieme al suo team, piccolo ma pieno di passione. Ma ovviamente non è nata per caso e all'improvviso, ci sono voluti anni di riflessioni, momenti di forte galvanizzazione e altri di profonda paura. Io e Paul siamo amici e colleghi da tantissimo tempo, lavoravamo fianco a fianco in un'azienda del territorio dove io mi occupavo del commerciale e lui invece era, ed è, un bravissimo stilista. Ad un certo punto della nostra vita è scattata la scintilla.”
Ovvero?
“In azienda dovevamo raggiungere un obiettivo produttivo che doveva essere la quantità e non tanto la qualità di ciò che facevamo, si puntava alla vendita e non alla perfezione. Paul disegnava modelli di calzature ed altro e venivano realizzate snaturando l'idea di partenza dell'autore. Per uno stilista era come non valorizzare il suo talento, la sua opera. Così si è messo a realizzare per gioco, delle borse con dei banner pubblicitari e ci ha abbinato su dei catarifrangenti. Ha creato dieci pezzi totali e ha chiesto pareri in giro alle persone. Molti erano affascinati dalla stranezza dell'idea e dall'originalità. Poi ha creato il simpatico Robottino”
E come arriviamo al brand Paul Meccanico?
“Il nome è semplicemente l'alter ego di Paul e a ciò abbiamo aggiunto Meccanico, per associare l'idea di officina quale in fondo noi siamo. L'idea era ancora un po' grezza e non brevettata. Ma stavamo capendo che quel nome abbinato a quel prodotto poteva funzionare perché un pezzo unico al mondo e piaceva. Ovviamente ci lavoravamo a tempo perso, quello che il lavoro full time ci permetteva di dedicare. Poi abbiamo cominciato ad utilizzare altri materiali e così son nati prodotti col telone da camion e il logo. “
Una strada che sembra in discesa...
“No ti assicuro che non lo è stata per niente, ma avevamo un punto fermo da cui partire e parliamo di soli quattro anni fa. Ci siamo informati su come potevamo sviluppare questa innovativa creazione e ci siamo buttati. Ci siamo licenziati, soprattutto Paul lo ha fatto in un pomeriggio di rabbia incontrollata, che ha interpretato come il segnale perfetto per mollare e ricominciare. Io ho seguito l'amicizia e l'istinto...per fortuna. “
Quindi vi siete buttati a capofitto in Paul Meccanico?
“Si. Tutta la modelleria è roba nostra, pezzi unici. Abbiamo aperto i social, scritto testi, fatto foto per il sito che ci siamo fatti completamente da soli, così come tutta l'impiantistica. Abbiamo programmato una comunicazione efficace e lavorato sul locale, con vari contatti. Ma l'ostacolo più grande, era nel convincere gli artigiani a credere in noi. Due giovani che investono in telo di camion in Pvc e catarifrangenti? Dovevamo servirci della lavorazione artigiana locale per produrre.”
E come avete fatto?
“Per fortuna qualcuno ha creduto in noi e siamo partiti-in pompa magna. Il primo laboratorio ad unirsi in questa avventura, è stato Taffetani Enrico di Sarnano. Da lì abbiamo perfezionato i materiali per la tenuta dei colori e dopo sei mesi il sito era completo con tanto di e-commerce. La cosa sorprendente che testimonia la fatica che costa la partenza, è stato che il primo ordine è giunto dopo due mesi dalla sua installazione.”
Ma sono arrivate anche le soddisfazioni poi, giusto?
“Una che non ci aspettavamo e che ci ha dato molta visibilità, è stato un articolo apparso su Vogue che parlava di una borsa salvavita e di una filosofia innovativa. Così sono arrivati i primi contatti e negozi. “
Dove?
“Il primissimo ad avere i nostri prodotti è stato la profumeria Thelma e Louise ad Amandola e un'altra in Sicilia. Mentre oggi ne contiamo una quindicina sparsi in molte regioni italiane e abbiamo dei canali di vendita in Belgio e Olanda ma stiamo arrivando anche negli Stati Uniti.”
Non male per una start-up. Ma qual'è quindi la vostra filosofia, i vostri temi più apprezzati?
“ I punti cardine del concept Paul Meccanico sono: unicità, consapevolezza e libertà espressiva. Comporre il racconto di sé non è facile. In parte è per questo che sono nate le mode: per fornire dei codici comuni a cui aderire, codici definiti, facili da capire, rassicuranti, ma decisamente limitanti e perfettamente omologati. Paul Meccanico si pone all'antitesi. Ha il suo stile che lo rende riconoscibile, ma non segue le tendenze: le borse sono tutte diverse, raggruppate al massimo in piccole serie limitate. Ognuna è un segno ancora vuoto che aspetta di essere riempito del significato che chi la indossa decide di attribuirgli. E poi è tutto artigianale e made in Sibillini più che Italy! (scherza Massimo)”
E oltre a tutto quello che hai citato, c'è anche l'aspetto sociale e della sicurezza vero?
“Assolutamente si, abbiamo pensato che il nostro motto potesse legarsi a sensibilizzare e riflettere su vari aspetti della vita. Cosi è nato il payoff "Stop and Think”, per richiamare a tutto ciò. Poi da dei test interni fatti, pensa, è stato visto che con le nostre borse catarifrangenti di notte la visibilità di una persona, aumenta da 50 a 150 metri di distanza se si hanno gli abbaglianti accesi. Inoltre il telone che usiamo è antistrappo, resistente, sopporta le alte temperature da -30 fino a +70°. Tutto animal friendly e brevettato.”
E gli obiettivi finali?
“Fornire qualcosa di originale ritrovandosi anche nella grafica accattivante innovativa. Ma anche trasmettere un messaggio sociale che possa portare ad una riflessione. Facciamo anche campagne contro il doping, l'abbandono di animali, a favore dell'ambiente e sui danni ambientali derivanti dalla colorazione della pelle.“
Quanto impiegate a produrre una singola borsa e quali sono le fasce commerciali che preferiscono maggiormente il vostro brand?
“Sul discorso della creatività, almeno due-quattro ore per realizzare una borsa, che è un pezzo unico al mondo o al massimo una limited edition ricordiamocelo. Chi compra una borsa compra un'opera d'arte. Quando sono arrivati degli amici olandesi a Gualdo e hanno visto cosa facevamo, hanno subito capito il messaggio e il lavoro che c'è dietro e così hanno investito nei loro paesi nel Nord Europa portando i nostri prodotti in giro anche per delle fiere. Mentre i clienti che acquistano maggiormente nostri prodotti vanno da fasce miste di varie età: 18-35, ma soprattutto 35-54 e anche di più sono clienti fidelizzati e soddisfatti.”
Mentre distinzioni tra uomini o donne? Chi compra di più?
“Direi che siamo sul 54% donne, 46% uomini. Gli uomini richiedono cose più utili forse, le donne magari più vistose ma il divario si va assottigliando, e non ce lo aspettavamo.“
Vendete più in Italia o all'estero? Pensate di potenziare la rete commerciale?
“In Italia ci stiamo muovendo bene, cercando di aumentare la nostra presenza dove non siamo anche tramite agenti. Poi vendiamo molto nelle Marche, soprattutto abbiamo avuto un'enorme risposta da Sarnano, smentendo il detto che nessuno è profeta in patria. Se avessimo un negozio per provincia fedele come Sarnano...non so dove saremmo oggi! Eheheh. Anche se quando siamo andati o andiamo all'estero, abbiamo sempre un maggior interesse, forse perché l'Italia ha ancora qualche retaggio culturale che la tiene bloccata e che vede poca tracciabilità dei prodotti e il troppo made in Italy, che magari trae in inganno. Così anche noi piccoli perdiamo di visibilità e fiducia.”
Soddisfatti però del percorso fatto e quali sono le previsioni per il futuro?
“Se guardo a dove eravamo, dico che ancora c'è moltissimo da fare, però sono anche soddisfatto per quello che abbiamo creato mollando tutto e credendo in un sogno che ora è vivo e vegeto. Sicuramente però migliorando la rete commerciale, il sito , i social e andando più all'estero, puntiamo ad ingrandirci ma sempre facendo un passo alla volta e mai due insieme. La nostra idea rimarrà sempre quella di fornire prodotti che siano contro l'omologazione all'odierna società.”
E noi vi auguriamo di poter continuare così, con l'audacia di un territorio che è tutt'altro che privo di gente capace e coraggiosa.
di Marco Squarcia redazione@viverefermo.it
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